Chords for Murubutu - I Marinai Tornano Tardi (Testo/Lyrics HD)
Tempo:
92 bpm
Chords used:
G
Bm
Em
B
Tuning:Standard Tuning (EADGBE)Capo:+0fret
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[G]
[Em]
[G] Quando è che mi porti con te?
Voglio vedere quello che [Em] vedi.
Gli [Bm] aveva chiesto appena dopo le nozze.
[G] Nonostante il mal di mare che le dorceva le reni, lo avrebbe seguito su tutte le [Em] robe
e tutte le volle.
[G] E quando lui tornava dai viaggi di notte, avvicinando [Bm] lo scapo e parlando all'inveccio,
[G] E lo avvistava dalla finestra interrogando la colpa da cui si vedeva l'arrimbo e l'andracco del peschereccio.
E nonostante i brettani che parevano un'era, le rotte in leo [Bm] ancora la sera smiva l'intera
cannella.
[G] Non sai mai quando torna chi lavora nel mare.
Quando ti abitui all'assenza, [Em] riempilo lì che tu pare.
[G] E rimanevi in attesa del suo sorriso crugale, [Bm] come se l'acqua ed il sale lo trattenessero
in zone [G] lontane.
E ogni volta chiedeva, questa volta che fai?
Può essere una domanda scema o una cantilena che diceva, resti o vai?
Che fai?
Che fai?
Resti?
Quando un taggia corsa a pezzi, vai.
Il nostro rumore di silenzio, fai.
Cara mia, ma dove guardi?
Fai.
Il mare e i nai tornano tardi.
Decorava la tavola bianca con qualche fiore del [Bm] posto.
Al centro un vaso d'acqua e dentro un [G] ramo di bosso.
Apparecchiava sempre per due col mare di sfondo, con l'occhio allenato a cogliere tutti i movimenti nel porto.
E finalmente eccola apparire la punta di un monte.
Appoggiato coi gomiti alla balaustra del ponte, la luna riversava sull'acqua piatta una luce
rifrata che [Bm] scendeva calma carica di polvere [G] dovata, sicché lui le raccontava ciò che aveva visto
tra le onde, la [Bm] costa di rocce che si stende fra Genova e [G] Bologna, un manto bianco alle falde delle azore,
le baracche di zinco imbiancate di calce nel meridione, le zatere esplodono ovunque d'aprile.
Ma tu non [Bm] farti ingannare, le parole sanno come [G] tradire.
Questo un mestiere pessimo, qualche scorcio colpisce, per il resto è solo fatica e una solitudine
che annichilisce, prendo in prestito i tuoi occhi.
La chiesa le scortese, [B] e il [Bm] velo del vento lambiva le vie del paese, [G] e si portava via le speranze di stare insieme,
le [Em] riportava la speranza di poterlo rivedere fra un [G] mese.
Poco tempo e partiva, lo vedeva sparire all'aurora, e lei seduta in poltrona lo immaginava intagliare la bruma,
verso porchi e moli, e trenta nodi, nuovi soli, oppure lottare contro muri furiosi di schiuma,
e sarebbe tornato, sì, sarebbe tornato, e sarebbe riuscito a stupirla ancora,
come l'ultima volta che è tornato a tarda ora e le aveva portato in regalo un tito da sposa di Cefalonia.
«Sempre via suo marito, eh, beato lui che viaggia», dicevano le donne salutandole sulla terrazza,
e lei che annuiva pulendo il parapetto di ferro su cui il vento lasciava sempre un leggero vello di sabbia.
Si era abituato al paese, i pochi focolari, a vederli in attesa qualche turista chiedeva ai locali
«Che cosa fa quella vecchia la sera con gli occhi sul poe?» rispondeva «Aspetta che il marito torni dal mare, dal mare, sono dieci anni che è morto».
Vai, che fai, che fai?
Resta quando taccia cosa pensi, vai, nel nostro muore ti silenzio, vai, caramia ma dove vai?
I marinai tornano tardi.
[Em] [G]
[Em]
[G] Quando è che mi porti con te?
Voglio vedere quello che [Em] vedi.
Gli [Bm] aveva chiesto appena dopo le nozze.
[G] Nonostante il mal di mare che le dorceva le reni, lo avrebbe seguito su tutte le [Em] robe
e tutte le volle.
[G] E quando lui tornava dai viaggi di notte, avvicinando [Bm] lo scapo e parlando all'inveccio,
[G] E lo avvistava dalla finestra interrogando la colpa da cui si vedeva l'arrimbo e l'andracco del peschereccio.
E nonostante i brettani che parevano un'era, le rotte in leo [Bm] ancora la sera smiva l'intera
cannella.
[G] Non sai mai quando torna chi lavora nel mare.
Quando ti abitui all'assenza, [Em] riempilo lì che tu pare.
[G] E rimanevi in attesa del suo sorriso crugale, [Bm] come se l'acqua ed il sale lo trattenessero
in zone [G] lontane.
E ogni volta chiedeva, questa volta che fai?
Può essere una domanda scema o una cantilena che diceva, resti o vai?
Che fai?
Che fai?
Resti?
Quando un taggia corsa a pezzi, vai.
Il nostro rumore di silenzio, fai.
Cara mia, ma dove guardi?
Fai.
Il mare e i nai tornano tardi.
Decorava la tavola bianca con qualche fiore del [Bm] posto.
Al centro un vaso d'acqua e dentro un [G] ramo di bosso.
Apparecchiava sempre per due col mare di sfondo, con l'occhio allenato a cogliere tutti i movimenti nel porto.
E finalmente eccola apparire la punta di un monte.
Appoggiato coi gomiti alla balaustra del ponte, la luna riversava sull'acqua piatta una luce
rifrata che [Bm] scendeva calma carica di polvere [G] dovata, sicché lui le raccontava ciò che aveva visto
tra le onde, la [Bm] costa di rocce che si stende fra Genova e [G] Bologna, un manto bianco alle falde delle azore,
le baracche di zinco imbiancate di calce nel meridione, le zatere esplodono ovunque d'aprile.
Ma tu non [Bm] farti ingannare, le parole sanno come [G] tradire.
Questo un mestiere pessimo, qualche scorcio colpisce, per il resto è solo fatica e una solitudine
che annichilisce, prendo in prestito i tuoi occhi.
La chiesa le scortese, [B] e il [Bm] velo del vento lambiva le vie del paese, [G] e si portava via le speranze di stare insieme,
le [Em] riportava la speranza di poterlo rivedere fra un [G] mese.
Poco tempo e partiva, lo vedeva sparire all'aurora, e lei seduta in poltrona lo immaginava intagliare la bruma,
verso porchi e moli, e trenta nodi, nuovi soli, oppure lottare contro muri furiosi di schiuma,
e sarebbe tornato, sì, sarebbe tornato, e sarebbe riuscito a stupirla ancora,
come l'ultima volta che è tornato a tarda ora e le aveva portato in regalo un tito da sposa di Cefalonia.
«Sempre via suo marito, eh, beato lui che viaggia», dicevano le donne salutandole sulla terrazza,
e lei che annuiva pulendo il parapetto di ferro su cui il vento lasciava sempre un leggero vello di sabbia.
Si era abituato al paese, i pochi focolari, a vederli in attesa qualche turista chiedeva ai locali
«Che cosa fa quella vecchia la sera con gli occhi sul poe?» rispondeva «Aspetta che il marito torni dal mare, dal mare, sono dieci anni che è morto».
Vai, che fai, che fai?
Resta quando taccia cosa pensi, vai, nel nostro muore ti silenzio, vai, caramia ma dove vai?
I marinai tornano tardi.
[Em] [G]
Key:
G
Bm
Em
B
G
Bm
Em
B
_ _ _ _ _ [G] _ _ _
_ _ _ _ [Em] _ _ _ _
_ _ _ [G] Quando è che mi porti con te?
Voglio vedere quello che [Em] vedi.
Gli [Bm] aveva chiesto appena dopo le nozze.
[G] Nonostante il mal di mare che le dorceva le reni, lo avrebbe seguito su tutte le [Em] robe
e tutte le volle.
[G] E quando lui tornava dai viaggi di notte, avvicinando [Bm] lo scapo e parlando all'inveccio,
[G] E lo avvistava dalla finestra interrogando la colpa da cui si vedeva l'arrimbo e l'andracco del peschereccio.
E nonostante i brettani che parevano un'era, le rotte in leo [Bm] ancora la sera smiva l'intera
cannella.
[G] Non sai mai quando torna chi lavora nel mare.
Quando ti abitui all'assenza, [Em] riempilo lì che tu pare.
[G] E rimanevi in attesa del suo sorriso crugale, [Bm] come se l'acqua ed il sale lo trattenessero
in zone [G] lontane.
E ogni volta chiedeva, questa volta che fai?
Può essere una domanda scema o una cantilena che diceva, resti o vai?
Che fai?
Che fai?
_ _ Resti?
Quando un taggia corsa a pezzi, vai.
Il nostro rumore di silenzio, fai.
Cara mia, ma dove guardi?
Fai.
Il mare e i nai tornano tardi.
Decorava la tavola bianca con qualche fiore del [Bm] posto.
Al centro un vaso d'acqua e dentro un [G] ramo di bosso.
Apparecchiava sempre per due col mare di sfondo, con l'occhio allenato a cogliere tutti i movimenti nel porto.
E finalmente eccola apparire la punta di un monte.
Appoggiato coi gomiti alla balaustra del ponte, la luna riversava sull'acqua piatta una luce
rifrata che [Bm] scendeva calma carica di polvere [G] dovata, sicché lui le raccontava ciò che aveva visto
tra le onde, la [Bm] costa di rocce che si stende fra Genova e [G] Bologna, un manto bianco alle falde delle azore,
le baracche di zinco imbiancate di calce nel meridione, le zatere esplodono ovunque d'aprile.
Ma tu non [Bm] farti ingannare, le parole sanno come [G] tradire.
Questo un mestiere pessimo, qualche scorcio colpisce, per il resto è solo fatica e una solitudine
che annichilisce, prendo in prestito i tuoi occhi.
La chiesa le scortese, [B] e il [Bm] velo del vento lambiva le vie del paese, [G] e si portava via le speranze di stare insieme,
le [Em] riportava la speranza di poterlo rivedere fra un [G] mese. _ _ _
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_ _ Poco tempo e partiva, lo vedeva sparire all'aurora, e lei seduta in poltrona lo immaginava intagliare la bruma,
verso porchi e moli, e trenta nodi, nuovi soli, oppure lottare contro muri furiosi di schiuma,
e sarebbe tornato, sì, sarebbe tornato, e sarebbe riuscito a stupirla ancora,
come l'ultima volta che è tornato a tarda ora e le aveva portato in regalo un tito da sposa di Cefalonia.
«Sempre via suo marito, eh, beato lui che viaggia», dicevano le donne salutandole sulla terrazza,
e lei che annuiva pulendo il parapetto di ferro su cui il vento lasciava sempre un leggero vello di sabbia.
Si era abituato al paese, i pochi focolari, a vederli in attesa qualche turista chiedeva ai locali
«Che cosa fa quella vecchia la sera con gli occhi sul poe?» rispondeva «Aspetta che il marito torni dal mare, dal mare, sono dieci anni che è morto».
Vai, che fai, che _ fai?
_ Resta quando taccia cosa pensi, vai, nel nostro muore ti silenzio, vai, caramia ma dove vai?
I marinai tornano tardi. _ _ _
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[Em] _ _ _ _ [G] _ _ _ _
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_ _ _ [G] Quando è che mi porti con te?
Voglio vedere quello che [Em] vedi.
Gli [Bm] aveva chiesto appena dopo le nozze.
[G] Nonostante il mal di mare che le dorceva le reni, lo avrebbe seguito su tutte le [Em] robe
e tutte le volle.
[G] E quando lui tornava dai viaggi di notte, avvicinando [Bm] lo scapo e parlando all'inveccio,
[G] E lo avvistava dalla finestra interrogando la colpa da cui si vedeva l'arrimbo e l'andracco del peschereccio.
E nonostante i brettani che parevano un'era, le rotte in leo [Bm] ancora la sera smiva l'intera
cannella.
[G] Non sai mai quando torna chi lavora nel mare.
Quando ti abitui all'assenza, [Em] riempilo lì che tu pare.
[G] E rimanevi in attesa del suo sorriso crugale, [Bm] come se l'acqua ed il sale lo trattenessero
in zone [G] lontane.
E ogni volta chiedeva, questa volta che fai?
Può essere una domanda scema o una cantilena che diceva, resti o vai?
Che fai?
Che fai?
_ _ Resti?
Quando un taggia corsa a pezzi, vai.
Il nostro rumore di silenzio, fai.
Cara mia, ma dove guardi?
Fai.
Il mare e i nai tornano tardi.
Decorava la tavola bianca con qualche fiore del [Bm] posto.
Al centro un vaso d'acqua e dentro un [G] ramo di bosso.
Apparecchiava sempre per due col mare di sfondo, con l'occhio allenato a cogliere tutti i movimenti nel porto.
E finalmente eccola apparire la punta di un monte.
Appoggiato coi gomiti alla balaustra del ponte, la luna riversava sull'acqua piatta una luce
rifrata che [Bm] scendeva calma carica di polvere [G] dovata, sicché lui le raccontava ciò che aveva visto
tra le onde, la [Bm] costa di rocce che si stende fra Genova e [G] Bologna, un manto bianco alle falde delle azore,
le baracche di zinco imbiancate di calce nel meridione, le zatere esplodono ovunque d'aprile.
Ma tu non [Bm] farti ingannare, le parole sanno come [G] tradire.
Questo un mestiere pessimo, qualche scorcio colpisce, per il resto è solo fatica e una solitudine
che annichilisce, prendo in prestito i tuoi occhi.
La chiesa le scortese, [B] e il [Bm] velo del vento lambiva le vie del paese, [G] e si portava via le speranze di stare insieme,
le [Em] riportava la speranza di poterlo rivedere fra un [G] mese. _ _ _
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verso porchi e moli, e trenta nodi, nuovi soli, oppure lottare contro muri furiosi di schiuma,
e sarebbe tornato, sì, sarebbe tornato, e sarebbe riuscito a stupirla ancora,
come l'ultima volta che è tornato a tarda ora e le aveva portato in regalo un tito da sposa di Cefalonia.
«Sempre via suo marito, eh, beato lui che viaggia», dicevano le donne salutandole sulla terrazza,
e lei che annuiva pulendo il parapetto di ferro su cui il vento lasciava sempre un leggero vello di sabbia.
Si era abituato al paese, i pochi focolari, a vederli in attesa qualche turista chiedeva ai locali
«Che cosa fa quella vecchia la sera con gli occhi sul poe?» rispondeva «Aspetta che il marito torni dal mare, dal mare, sono dieci anni che è morto».
Vai, che fai, che _ fai?
_ Resta quando taccia cosa pensi, vai, nel nostro muore ti silenzio, vai, caramia ma dove vai?
I marinai tornano tardi. _ _ _
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